Vallo di Diano: la conca situata tra le montagne del Cilento e l’appennino lucano – Fertile conca pianeggiante, situata nel sud della regione Campania al confine con la Basilicata e parte della regione storica della Lucania, il Vallo di Diano fa da “cerniera” a tre regioni: Campania, Calabria e Basilicata. La conca è composta da 15 comuni della provincia di Salerno. Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano Sulla Marcellana, Padula, Pertosa, Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant’Arsenio, Sanza, Sassano, Teggiano. È inserito fra i monti della Maddalena ed è attraversato dal fiume Tanagro, affluente del Sele.
Vallo di Diano: cosa visitare?
La Certosa di Padula
Detta anche Certosa di San Lorenzo, è la prima certosa ad esser sorta in Campania, anticipando quella di San Martino a Napoli e di San Giacomo a Capri.
La superficie della certosa è disposta su tre chiostri, un giardino, un cortile ed una chiesa ed è uno dei più eleganti complessi monumentali barocchi del sud Italia. E’ la più grande certosa a livello nazionale e tra le maggiori d’Europa. Dal 1957 è sede del museo archeologico provinciale della Lucania occidentale e nel 1998 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Insieme ai siti archeologici di Velia, Paestum, Vallo di Diano e parco nazionale del Cilento. Il patrimonio storico-artistico è gestito, dal 2014, dal Ministero per i beni e le attività culturali, tramite il Polo museale della Campania e nel dicembre 2019 è divenuto Direzione regionale Musei.
Il cortile
L’ingresso alla certosa avviene dal lato orientale attraverso una porta d’ingresso risalente al ‘500, tramite cui si arriva ad un cortile a forma rettangolare. Prima era considerato il punto più a contatto con l’esterno, perché su di esso affacciavano infatti i siti di produzione del complesso: le speziere, le scuderie, le stalle, le lavanderie, i granai, la farmacia e le officine.
Verso la parete destra dell’atrio c’è una fontana del Seicento di un ignoto autore e tramite una scalinata posta ai due lati della facciata è possibile accedere ai giardini. Mentre lungo la cinta muraria esterna della certosa è possibile ammirare la torre degli Armigeri.
Il chiostro della Forestiera
Una volta entrati nell’edificio, si apre una sala interamente affrescata da Francesco De Martino. Pittore attivo nella certosa dopo il primo decennio del ‘700, che anticipa l’accesso al chiostro della Forestiera. Risalente al ‘500, così come la fontana marmorea situata al centro, il portico e la loggia.
Il piano superiore è affrescato da un ignoto pittore napoletano con scene di paesaggi e attraverso una porta si giunge alla cappella di Sant’Anna. Caratterizzata da decorazioni settecentesche di gusto barocco siciliano. Il piano inferiore del chiostro è caratterizzato da sculture in gesso ottocentesche lungo il porticato raffiguranti, la Madonna in gloria, San Giuseppe, San Bruno, San Lorenzo e San Michele Arcangelo. Mentre la scultura in pietra della Madonna col Bambino, risale al ‘500. Sul chiostro è possibile ammirare la torre dell’orologio e attraverso una porta è possibile arrivare alla cappella dei Morti, le ex celle dei monaci e la chiesa.
La Chiesa
Entrando in Chiesa, è possibile osservare che l’interno è a navata unica, con archi ogivali e volte a crociera. Gli affreschi risalgono al ‘600 e sono attribuiti al pittore Michele Ragolia. Le decorazioni sono tipiche del barocco napoletano, con stucchi dorati, pavimenti maiolicati e altari marmorei.
All’ingresso è possibile visionare il coro dei conversi, con intarsi lignei ritraenti nello schienale, nel sedile e nell’inginocchiatoio, rispettivamente a Santi, Paesaggi e Architetture. Il coro è tagliato da un muro, il quale lo separa dall’altare dei padri e dalla zona absidale. Sulla destra ci sono quattro cappelle settecentesche. La cappella di San Giovanni Battista, dell’Ecce Homo, del Crocifisso e delle Sante Reliquie.
L’altare della Chiesa
Di fronte all’altare maggiore c’è il coro dei padri, caratterizzato da intarsi lignei raffiguranti 36 scene del Nuovo Testamento sullo schienale, 36 scene di Santi e eremiti sul sedile e 28 scene di Martiri sull’inginocchiatoio. L’altare maggiore è di stucco lucido, incrostato di madreperle e alle pareti dell’abside ci sono dipinti risalenti all’800 di Salvatore Brancaccio che hanno sostituito quelli trafugati. Alle spalle dell’altare maggiore c’è l’accesso alla sacrestia.
La sala del Capitolo dei conversi
La porta monumentale d’ingresso risale al ‘300. E’ l’unico resto risalente a quell’epoca che si trova nella certosa e presenta bassorilievi lignei sulla Vita di San Lorenzo e sull’Annunciazione. Mentre la cornice in pietra che la decora risale al ‘500.
Accanto alle cappelle laterali, è possibile visitare anche la sala del Capitolo dei conversi. Qui è esposto il trono del Priore e la Cappella del Tesoro, che costituiva una sorta di cassaforte dove veniva custodito e protetto l’arredo della chiesa. Nella Cappella del Fondatore, collocata in un angolo del chiostro, si può ammirare l’altare in scagliola. La cucina era un refettorio riadattato. E’ possibile ammirare vari affreschi che decorano la volta a botte, un po’ offuscati dal tempo e dai fumi della cucina, i tavoli di lavoro in pietra e la cappa enorme al di sotto della quale è collocato, sui fuochi, l’antico bollitore.
Il chiostro dei procuratori
Il chiostro dei procuratori è composto da un portico al piano terra e da un corridoio finestrato al piano superiore ed al centro c’è una fontana in pietra con delfino e animali marini. La Biblioteca, costituita da un pavimento maiolicato e da decorazioni varie del soffitto, custodiva moltissimi libri, codici, manoscritti, di cui, oggi, ne resta solo una piccolissima parte (duemila volumi). Varcata la soglia, ci si trova di fronte alla scala elicoidale, in pietra, che conduce all’antisala della biblioteca.
Il chiostro grande
Il chiostro grande (quindicimila metri quadrati di superficie) è considerato uno dei più grandi in Europa. Risale al ‘500 e si sviluppa su due livelli. Al centro è collocata una fontana a forma di coppa, realizzata nel ‘600. Lo scalone ellittico a doppia rampa unisce i due livelli del chiostro grande ed è illuminato dai sette grandi finestroni. Il grande giardino della clausura, risalente al ‘700, conserva pochi resti di quell’epoca, soprattutto a causa degli interventi effettuati durante le due guerre mondiali per la costruzione dei ricoveri dei prigionieri.
La Certosa di Padula aperta anche ai matrimoni e feste private
Particolarmente interessante per tutte le future coppie di sposi in Campania, e non solo, anche la disponibilità che il complesso offre. Sul sito ufficiale, infatti, c’è la sezione dedicata proprio per festeggiare i propri eventi in Certosa. Matrimoni, battesimi, compleanni, anniversari: l’ampia struttura è disponibile per tutti i tipi di feste ed eventi. Clicca qui per scoprire di più.
Vallo di Diano – Le Grotte di Pertosa
Altro posto da visitare nella Valle di Diano sono sicuramente le Grotte di Pertosa. Un complesso di cavità carsiche, situate nell’omonimo comune e che si sviluppano nel sottosuolo dei vicini comuni di Auletta e Polla, lungo la riva sinistra del fiume Tanagro.
Foto: http://fondazionemida.com/
La sequenza di cavità delle grotte scavano la parte settentrionale della catena dei monti Alburni. Si suppone, però, che la loro genesi ed evoluzione siano addebitabili a fenomeni tettonici ed all’oscillazione del livello di base della falda idrica. Inizialmente, era idea diffusa che le acque provenissero da un condotto sotterraneo collegato al Tanagro, ma oggi si suppone siano collegate con uno o più punti di emergenza della falda freatica presente nel massiccio degli Alburni. Il fiume Negro dà a queste grotte una caratteristica particolare, in quanto sono tra le poche grotte non marine attraversate da un corso d’acqua navigabile in barca.
Gli spettacoli teatrali all’intero delle grotte
Le grotte di Pertosa-Auletta sono considerate una delle più ricercate mete turistiche. Sono state aperte ai turisti nel 1932. Il tratto iniziale si percorre a bordo di una piccola barca trainata da un cavo d’acciaio, per poi inoltrarsi nelle profondità della Terra esplorando le grotte lungo un sistema di cavità sotterraneo ricco di stalattiti e stalagmiti che decorano ogni spazio con forme, colori e dimensioni diverse, suscitando stupore ed emozione.
Inoltre, per circa otto anni hanno ospitato “L’Inferno di Dante nelle Grotte”. Il pubblico diviso in gruppi di 30/35 persone era affidato ad un “Dante” ed attraversava i dieci cerchi dell’Inferno ed in ognuno di essi, incontrava il personaggio che più lo caratterizzano.
Attualmente le grotte ospitano lo spettacolo itinerante “Ulisse: il Viaggio nell’Ade”. Uno spettacolo teatrale in barca, che mette in scena la discesa di Ulisse negli Inferi alla ricerca dell’indovino Tiresia. Si snoda all’interno del percorso dalla natura perfetta per essere da sfondo all’aldilà ellenico e racconta l’incontro dell’eroe greco con gli spettri della sua storia.
Scena dello spettacolo “Ulisse: il Viaggio nell’Ade”. Foto: http://fondazionemida.com/
Vallo di Diano – Il Monte Cervati
Immancabile è la visita e la salita in cima al monte Cervati. Situato al centro-sud del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nella grande area forestale di Pruno, localizzato nei comuni di Piaggine e Sanza. È considerato il monte più alto della Campania con i suoi 1899 metri. Il massiccio è formato da pareti a strapiombo, incise da profondi canaloni e numerosi torrioni e guglie, spettacolari e caratteristiche, proprio dal versante di Piaggine. Dalla sommità si possono osservare, guardando dal versante piagginese, il Vallo di Diano e il Monte Motola con tre cime principali. Il Motola propriamente detto, la “cima senza nome” e la cima Est, punto culminante dell’intero massiccio. Dall’altra parte, si affaccia verso il Monte Sacro ed il mare.
Foto: http://fondazionemida.com/
Il corpo montuoso tocca anche il comune di Monte San Giacomo, punto di partenza per arrivare in cima alla catena montuosa, da cui sorge anche il fiume Calore. I monti che lo circondano sono: il Faiatella, la Raia del Pedale, il Cariusi, il Gerniero, il Cerasuolo e la Raialunga. Tra il Cervati ed il monte Faiatella è da ricordare la Cima di Mercori, considerata la seconda cima più alta del Cilento.
Monte Cervati: il santuario dedicata alla Madonna della Neve
Giunti in cima al monte Cervati, a devozione della Madonna della Neve, è possibile visitare un piccolo santuario ed una cappella situata in una grotta naturale.
Il santuario Madonna del Cervato, meglio conosciuto come santuario della Madonna della Neve è situato nel comune di Sanza ed ha ottenuto il valore di santuario nel 1993. La data di costruzione non è certa, ma sicuramente risale a prima del 1000 ed è stata data alla luce dall’Arciconfraternita “Santa Maria della Neve”. Il nome del santuario è legato alla posizione in cui si trova, in quanto permette di percorrere una strada ripida e complessa che conduce in cima all’omonimo monte.
La Cappella della Madonna della Neve
I fedeli che arrivano in cima, oltre al santuario, possono ammirare anche la piccola cappella della Madonna del Cervato. All’interno del santuario si distinguono due spazi differenti, di epoca diversa. La parte più interna è quella edificata prima del 1000, mentre l’altra parte è stata costruita intorno al 1600. La facciata esterna è ricoperta di pietra locale. Il santuario non è aperto tutto l’anno, ma solo tra la prima domenica di Giugno e la seconda domenica di Ottobre.
Il 26 Luglio, inoltre, è organizzato il pellegrinaggio dal paese di Sanza alla cima del monte, dove i fedeli portano sulle spalle la statua della Madonna della Neve, per depositarla nel santuario stesso. Il 5 Agosto, invece, è riportata in città ed è celebrata la festa della Madonna della Neve del Cervato, protettrice di tutti gli abitanti del piccolo comune.
La leggenda della Madonna della Neve del Cervato
Secondo un’antica leggenda, il monte Cervati, per lungo tempo è rimasto inesplorato, in quanto abitato da lupi ed altri predatori, aspro e selvaggio. Un giorno un cacciatore, spinto dalla curiosità, cominciò la sua scalata tra faggi, abeti, carpini, olmi, incontrando qualche faina, lepre, cervo, merlo, ma nessun lupo, né predatore. Salito in cima, decise di sedersi su un masso ad ammirare il paesaggio intorno. Boschi fitti, montagne, paesi, colline con le pecore brucanti, il mare.
Una colombella si mise a cantare su un ramo di ontano che gli pendeva sulla testa. Lui cercò di spaventarla, ma non riuscendoci, prese il fucile e si alzò, ma la colombella, volando di ramo in ramo, sparì tra i rovi. Arrabbiato, per non aver raggiunto il suo obiettivo, cominciò a tagliare i rovi col suo coltello.
All’improvviso si fermò davanti all’imboccatura di una grotta e al suo interno vide la statua di una Madonna che lo guardava insieme alla colombella, che era ai suoi piedi. Un brivido gli passò per la schiena. Gli sembrò un miracolo. Si inginocchiò e iniziò a pregare. Ritornato in paese, raccontò ai compaesani la sua avventura e, da allora il Monte Cervati fu frequentato dai piagginesi, che non hanno mai interrotto il culto per la Madonna della Neve.
Il broccolo di Vallo di Diano: un’eccellenza culinaria tutta da scoprire
È un ortaggio da foglia coltivato su terreni di estensione ridotta e molto umidi, poveri di calcare, ma ricchi di sostanza organica. Lo stelo centrale è corto e corposo e le foglie sono verde scuro brillante, a margine seghettato. La parte apicale, ossia la testa, è di forma globosa, con numerosi fiori di colore prima verdastro chiaro, poi giallastro.
Foto: http://www.agricoltura.regione.campania.it/
Viene coltivato in inverno e, dopo la raccolta a mano, viene pulito, privato delle parti non consumabili e preparato in mazzetti legati da rametti ginestra. Per essere commercializzato fresco.
Il broccolo è utilizzato nella preparazione di piatti tradizionali, come pizze rustiche e insalate, ma anche per condire la pasta fresca fatta in casa.