Sorrento: una meta da favola per eccellenza

Sorrento: una meta da favola per eccellenza

Sorrento: una meta da favola per eccellenza – Situata a circa 25 km dalla città metropolitana di Napoli, Sorrento è costeggiata dal bellissimo Mar Tirreno. Sorge sul versante nord-occidentale della penisola sorrentina, alla quale ha dato il nome. Il centro urbano si estende su un alto terrazzo tufaceo, caratterizzato da falesie.

Il nome di questa città ha origini antichissime. Secondo alcune fonti greche, deriva dal latino Surrentum, e risale all’epoca classica. Potrebbe derivare dal verbo “confluisco”, in riferimento alle acque che scendono dalle strette valli nelle vicinanze (“confluenza delle acque”).

Sorrento: la storia

Anche se la fondazione di Sorrento è attribuita agli antichi Greci, la cittadina ebbe come primi abitanti stanziali i popoli italici, prima Etruschi e poi, Osci. In età romana, invece, la città, partecipa all’insurrezione degli Italici e, da qui, divenne municipio della tribù Menenia.

Nel corso dell’Ottocento Sorrento si affermò come celebre meta turistica. Nella primavera del 1873 vi soggiornò la zarina di Russia.

Sorrento: i simboli della città

Nella piazza principale, piazza Tasso, sono presenti due statue. Una è posta al centro di essa e raffigura il Santo patrono della città, Antonino da Campagna. L’altra, posta sul lato meridionale della piazza, raffigura il grande poeta sorrentino cinquecentesco Torquato Tasso, autore del celebre poema epico Gerusalemme Liberata.

Piazza Tasso – Foto: www.agorainforma.it

Sorrento: le principali attrazioni

Il Duomo di Sorrento

Il centro storico mostra ancora il tracciato ortogonale delle strade di origine romana con cardi e decumani, mentre verso monte è circondato dalle mura cinquecentesche. Vi si trovano il Duomo di Sorrento, originariamente ubicato fuori le mura cittadine e denominato “Cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo”. Del primitivo aspetto non è rimasto quasi nulla e la forma odierna discende da successive ristrutturazioni terminate negli anni 20 del secolo scorso. La facciata è in stile neo­gotico.

L’interno, invece, è in stile barocco, realizzato nel XVIII secolo. Al suo interno, è possibile ammirare numerose opere d’arte, come le tele realizzate da Giacomo del Pò, raffiguranti l’Assunta e i Santi Filippo e Giacomo, la “Madonna col Bambino e i due San Giovanni” di Silvestro Buono, il coro ligneo e il grande organo che sovrasta il portale principale d’ingresso. All’esterno, su Corso Italia, è possibile osservare il campanile con l’orologio in ceramica del ‘700.

La Chiesa di San Francesco d’Assisi

Situata sempre nel centro storico è la chiesa di San Francesco d’Assisi, circondata da un chiostrino trecentesco, il quale ha conservato diverse tracce dell’originaria architettura. Insieme ad altri motivi decorativi aggiunti nei secoli successivi. Il chiostro è circoscritto da portici di archi incrociati di tufo che si alternano ad archi tondi a loro volta poggiati su colonne sormontate da capitelli.

Chiostro San Francesco d’Assisi – Foto: www.cosafarei.it

Il museo Correale di Terranova

Al suo interno presenta tre piani, ventiquattro sale, una biblioteca e un bellissimo giardino. Il Museo Correale di Terranova, lascito testamentario dei fratelli Alfredo e Pompeo Correale conti di Terranova, è una tappa imperdibile per chiunque visiti Sorrento. Dentro ci sono diversi ricordi. A partire da mobili preziosi, porcellane di Capodimonte, tele del ‘600 ispirate allo spirito della Controriforma, nature morte, vedute della Scuola di Posillipo e tantissimi libri e materiale documentario sulla storia del Regno di Napoli. È circondato da uno dei giardini più belli di Sorrento.

Sposarsi al Museo Correale

All’interno del Museo c’è anche la possibilità di sposarsi. “Grazie anche alla volontà del Comune di Sorrento, infatti, la Fondazione del Museo Correale di Terranova mette a disposizione alcune parti della villa alle coppie che decidono di sposarsi con rito civile o simbolico. Il rito può essere svolto nella storica Sala degli Specchi situata al primo piano del Museo Correale oppure all’aperto, tra i profumi e i colori del giardino della Villa della Rota, facendo rivivere a tutti gli invitati l’atmosfera magica dei festeggiamenti aristocratici di un tempo”.

Si legge sul sito ufficiale. Per ulteriori dettagli clicca il link del sito.

La Villa Comunale

Situata a pochi metri da Piazza Tasso, la Villa Comunale, offre una bellissima vista mare. Inoltre, c’è anche la possibilità di raggiungere Marina piccola, tramite un ascensore.

I Bagni della Regina Giovanna

Uno dei posti da non perdere assolutamente se visitate la città di Sorrento è l’insenatura denominata “I Bagni della Regina Giovanna”. Per raggiungere la località bisogna prima arrivare a Capo di Sorrento. Qui sono situati anche i resti romani della villa di Pollio Felice e della villa di Agrippa Postumo, nonché i resti della stessa villa romana della Regina Giovanna d’Angiò ed altre ville patrizie sulla lunga spiaggia sotto la costa tufacea.

I Bagni della Regina Giovanna – Foto: www.cosafarei.it

Il Bebè di Sorrento: il simbolo cardine culinario della penisola sorrentina

È un formaggio a pasta cotta, filata e semidura, grasso, fresco, prodotto con latte vaccino intero e pastorizzato di razze da latte stanziate sul territorio. Prodotto tutto l’anno nella Penisola Sorrentina per soddisfare le esigenze dei turisti che, soprattutto d’estate, cercano aromi delicati, particolari e interessanti. Infatti, proprio per la sua freschezza, soprattutto d’estate, viene preferito a formaggi stagionati.

Il Bebè di Sorrento: il processo

Il processo con cui si ottiene è lo stesso che porta alla produzione del caciocavallo sorrentino. Ma la stagionatura del bebè si interrompe precocemente, mentre quella del caciocavallo dura un mese. Il Bebè di Sorrento si ottiene mescolando il latte intero di due munte, ossia il latte munto al mattino con quello munto nel tardo pomeriggio.

Successivamente, lo si fa riposare fino al mattino seguente e, dopo aver subito un processo di pastorizzazione, viene scaldato in caldaie di acciaio inossidabile, a 36/38°, cagliato con caglio liquido di vitello, spezzato in granelli di circa 7/10 cm che subiscono un trattamento termico a 50 °C. Dopo ulteriore maturazione la cagliata subisce il processo di filatura tramite acqua a 90/95° per 4-5 minuti. La fase successiva è la salatura mediante due immersioni in salamoia.

Il Bebè di Sorrento – Foto: www.agricoltura.regione.campania.it

Il Bebè di Sorrento: le origini del nome

La denominazione deriva dalla forma, che ricorda quella di un neonato in fasce. Ha forma ovoidale con testina, di diametro 5/6 cm, alta 10/12 cm, peso di circa 0,5 Kg. Le sue caratteristiche principali sono: crosta sottile, morbida, liscia, di colore bianco o paglierino chiaro. Pasta di colore bianco o avorio, tenera, elastica e umida. Sapore delicato, dolce con note acidule; odore/aroma di bassa intensità con riconoscimenti di lattico fresco. Non viene stagionato e matura in pochi giorni.

Il Bebè di Sorrento è stato inserito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (MIPAAF) con la collaborazione della Regione Campania, in un apposito elenco, ovvero i cosiddetti prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT). In quanto ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni.

Il Bebè di Sorrento: gli usi in cucina

Le caratteristiche del suo sapore, piuttosto leggere, suggeriscono che il miglior modo per consumarlo è quello di tagliarlo in piccole fette e condirlo con olio EVO e una macinata di pepe. Senza aggiungerlo ad altre preparazioni dal cui gusto potrebbe essere coperto. Per la sua freschezza e delicatezza si può consumare anche in insalata abbinato a verdure fresche di stagione.

I vini più indicati per l’abbinamento sono di uvaggio bianco, giovani e freschi, poco caldi, eventualmente anche frizzanti. Come quello della Penisola Sorrentina DOC Bianco o quello prodotto da vitigni Falanghina, Greco bianco, Fiano, Biancolella.

 

di Elisa De Vito
Foto di copertina tratta da www.turismoeinnovazione.it

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