La storia di Andi Iannaccone – Di questi tempi anche un piccolo segnale di ripresa è un successo. Seppur tra mille limitazioni e difficoltà, da oggi diverse attività economiche sono ripartite. Tra i settori che maggiormente sono stati penalizzati, specie dalle nostre parti, ristoranti e pizzerie. Un simbolo del made in Campania in tutto il Mondo, la pizza. Non un semplice cibo, ma una filosofia.
Nella nostra Regione il Governatore, come ben sappiamo, ha usato il pugno duro rispetto al resto d’Italia chiudendo alla possibilità del servizio a domicilio. Almeno fino a ieri. Da oggi è possibile, ma solo dalle ore 16 alle 23, orario tra l’altro anche rivisto rispetto alla prima ordinanza, ed esclusivamente per il delivery. Nessuna possibilità di asporto, né ovviamente l’apertura al pubblico. Misure restrittive ma necessarie, secondo le istituzioni, ma che rischiano di mandare in fumo i sacrifici decennali di imprenditori e famiglie. Ecco, perché, oggi molte pizzerie hanno deciso di restare lo stesso chiuse. I costi da sostenere per un’apertura limitata e parziale superano quelli dei possibili ricavi.
La storia di Andi Iannaccone. La pizza, una tradizione di famiglia
C’è, però, chi ha deciso lo stesso di lanciare un messaggio di speranza; riaprendo i laboratori delle proprie attività. E’ il caso di Andi Iannaccone, maestro pizzaiolo, gestore de “Il Tempio della pizza” a Contrada, un piccolo Comune dell’hinterland di Avellino. La storia di Andi è quella di un ragazzo innamorato della sua professione, una passione e tradizione di famiglia. Un’arte tramandatagli da papà Giuseppe, storico pizzaiolo che ha deliziato per decenni migliaia di clienti. Poi il passaggio del testimone.
“Sì è vero, sono un figlio d’arte e devo tutto a mio padre. Già all’età di 10 anni seguivo papà che lavorava al Giglio d’Oro, un locale storico a Torrette di Mercogliano, sempre gestito da una grande persona quale è il signor Mario D’Alessandro. Osservando da vicino gli impasti e la preparazione mi sono subito appassionato. E quando nel 2006 mio padre è andato in pensione, non ci ho pensato su due volte nel prendere le redini dell’attività che avevamo avviato. E’ sempre stato amore a prima vista”.
La storia di Andi Iannaccone. L’esperienza in Svizzera
Una vita che richiede enormi sacrifici, economici ma soprattutto personali. Perché dietro ad una semplice pizza c’è un lavoro di ore e ore tra farine, lieviti ed impasti; oltre all’organizzazione del locale. Andi, però, è andato oltre. Non si è mai accontentato perché era figlio d’arte, ma con grande umiltà si è calato anche in realtà all’estero.
“Sono stato per due anni in Svizzera, lavorando da stagionale. E’ stata un’esperienza bellissima perché guardare i clienti uscire soddisfatti ed estasiati per le pizze che sfornavo rendeva merito al lavoro che facevo. Ma è stata anche una crescita professionale soprattutto per l’organizzazione e la metodologia del lavoro. Lì ovviamente c’è una cultura diversa rispetto alla nostra ed io ho deciso di riportare qui a casa quelle metodologie che ti permettono di gestire al meglio tempi, orari e servizi”.
“Ecco perché ho deciso di riaprire. Sono solidale con tutti i colleghi”
“Ecco perché oggi ho deciso di riaprire, seppur tra tante difficoltà. Siamo un’impresa a carattere familiare e vedo questa come un’opportunità per farci conoscere. Non solo per me, ma anche per tutte quelle pizzerie che lavorano in provincia, fuori dai centri abitati. Ma sia ben chiaro, condivido e capisco pienamente la politica di tutti quei colleghi che oggi hanno deciso di restare chiusi. Con molti di loro mi confronto e sono solidale, perché per chi gestisce pizzerie e locali con diversi dipendenti non è assolutamente facile aprire solo parzialmente. Io personalmente, per necessità e per passione, ma anche perché ho dovuto lasciare il mio Paese per lavorare, oggi che è arrivata questa occasione la prendo e riparto”.
Come cambia la pizza con il servizio a domicilio
Una passione quella di Andi Iannaccone che costantemente si aggiorna e sperimenta nuovi impasti, mantenendo però sempre fede alla tradizione. Quasi due mesi di rigida chiusura, in tanti si sono dilettati a sfornare pizze fatte rigorosamente in casa. Ad Andi chiediamo come e cosa cambia produrre pizze esclusivamente per il servizio a domicilio.
“Qualitativamente non cambia nulla, ma ovviamente ci sono delle accortezze. A partire dall’impasto che deve essere meno idratato, perché il prodotto non arrivi bagnato e pronto per essere inserito negli appositi contenitori. Per il trasporto, invece, ci serviamo di box termici che già fortunatamente avevamo visto che prima dell’emergenza già avevamo sviluppato il servizio a domicilio. Questi box mantengono inalterata la temperatura in modo tale che il prodotto non subisca deterioramenti. Ci siamo, invece, dovuti adattare ed organizzare per quanto concerne i dispositivi di sicurezza e per la sanificazione dei locali. Sono ulteriori costi a cui dobbiamo far fronte, ma nonostante tutto abbiamo deciso di mantenere inalterati i prezzi delle pizze. Per me questo è e resta un prodotto che deve restare alla portata di tutti!!!”.