Avellino: la città che tace

Avellino: la città che tace

Avellino: la città che tace – E’ un silenzio assordante quello che riecheggia lungo le strade del capoluogo irpino. Sono le ore 13 di una giornata feriale di primavera, siamo al Corso Vittorio Emanuele II di Avellino. Qui, di solito, la gente va e viene…E’ l’ora di punta. I ragazzi escono da scuola, i negozi iniziano a prepararsi alla chiusura per la pausa pranzo, gli impiegati escono dagli uffici, gli anziani sono al tavolo di un bar o passeggiano per godersi il sole. Oggi no… sono solo! Percorro tutto il corso e non vi è anima viva (per fortuna in questo caso)! Arrivo dinanzi alla chiesa del Rosario dove di solito c’è la fila per rinfrescarsi alla fontanella o prendere un po’ d’ombra sulle scale della chiesa…il nulla anche qui!

Mi sembra di essere tornato bambino quando a scuola facevamo il gioco del silenzio. Ora un’intera città sembra che ci stia giocando.

All’improvviso da una traversa compare un signore con un cane, da lontano mi sorride. Lo vedo solo attraverso i suoi occhi perché il suo volto come il mio è coperto da una mascherina. Un sorriso che sembra voler dire: anche se non ci vediamo noi ci siamo. Proseguo in direzione Piazza Libertà, altro luogo cruciale della vita avellinese. Passa una pattuglia della Municipale che è il secondo segno di vita in circa mezz’ora che sono in giro. Arrivo in piazza e anche qui vi è il deserto. L’edicola è aperta, le fontane accese e spumeggianti, tutt’intorno il vuoto! Ne approfitto per fare qualche scatto… non capiterà mai più una situazione del genere (spero), qui e ora si sta riscrivendo la storia. Certo una storia triste, ma che quando tutto questo sarà finito ci servirà sicuramente da lezione.

Avellino la città che tace insieme alle sue attività

Il mio sguardo volge alla boutique di Ikebana, oltre che un partner è un amico… mi vengono in mente i giorni in cui qui prendevamo un caffè insieme, parlavamo di progetti e di sogni. Mi ritorna in mente che proprio qui l’8 marzo, nonostante tutto, il negozio era stracolmo di persone per la festa della donna. Ora un solo cartello che recita: ” Vista la chiusura, nel negozio sfiorisco, a casa tua porto un po’ di gioia, prendimi!”. E’ rimasto lì fermo e impassibile da quasi un mese, da quando il lockdown è iniziato.

Scendo per il centro storico, la torre dell’orologio mi sembra più splendente che mai, arrivo davanti all’insegna di un altro amico: si tratta di Carmine e del suo Civico 12. Anche qui, mi vengono in mente i weekend passati tra il bere un calice di vino o a fare aperitivo, ora potrei tranquillamente sdraiarmi in quella che di solito è una delle strade più trafficate, non passa anima viva. A tenermi compagnia solo una signora intenta a stendere i vestiti e che quasi come se fosse mia madre mi raccomanda: “wagliò statt’accuort che qua non si pazzea” .

Risalgo lungo Corso Europa e vedo anche gli infissi di Gedy Martone chiusi, così come quelli di Anna Rosa Mua… qualche persona in fila alle poste centrali e uno striscione “Andrà tutto bene” proprio davanti all’agenzia di Easy Rider Viaggi.

Mi rimetto in macchina e continuo il giro degli amici – partner. Ogni passaggio dinanzi alle serrande chiuse è un ricordo, è un pugno nello stomaco. Le gioiellerie Rossano e Moschella, le boutique floreali di “La Fioreria” e “Mg- Floral design”, i fotografi Boris Giordano e Franchin, l’agenzia di viaggi Sole Giallo Mare Blu, nessuno può essere aperto, nessuno è scampato al virus.

Da Avellino ad Atripalda… il divano di casa è più comodo

Come ultima tappa, vado a fare un giro nella piazza di Atripalda. Anche qui, mi tornano in mente le chiacchierate con Carmen e Sabino di Creazioni Chic per l’organizzazione della confettata per la “Notte di Sposincampania” o quelle con Carmine Montefusco per le foto del matrimonio di mio fratello. Tutto tace, la cittadina è vuota, così come la sua piazza principale dove ha sede l’Atelier Silvana Bruno.

Avellino: la città che tace

Stavolta a farmi compagnia non c’è davvero nessuno, ma i miei occhi e la mia fantasia si posano sulla statua al centro della piazza. E’ una statua che ricorda la guerra e che indica la via da seguire, neanche a farlo apposta la mano della statua è posta proprio in direzione di alcune panchine…SIGILLATE! Mi avvicino e leggo: “E’ severamente vietato sostare sulle panchine! Il divano di casa è più comodo”. Ed è proprio in quell’istante che capisco davvero che stiamo combattendo una guerra così silenziosa quanto terrificante.

Avellino: la città che tace Avellino: la città che tace

Avellino: la città che tace…la città che aspetta…la città che spera…la città che come tutte presto tornerà a risplendere e a popolare le sue strade e le sue piazze e a far rumore non sarà più il silenzio.

Foto e articolo di Massimiliano Zappella

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