Tufo: la città del vino –
Continuano le nostre local stories nella splendida Campania. Oggi vi portiamo in provincia di Avellino, in uno dei comuni più famosi per la produzione di vino locale: Tufo.
Paese collinare della provincia irpina a 250 metri s.l.m., il comune di Tufo, sorge ai piedi del Monte Gloria, di fronte ai monti del Partenio e nella valle del Sabato. È completamente circondato dalla tipica flora irpina ed è compreso nel territorio della Comunità Montana del Partenio.
La storia di Tufo
Il comune di Tufo nasce intorno al X secolo a.C. lungo la riva destra del fiume Sabato, affluente sinistro del Calore; la zona nella quale è situato, di certa origine vulcanica, è ricca in zolfo, ferro, gessi, argilla rocce tufacee e conglometari. Il sottosuolo è ricco di sorgenti che sgorgano in superficie formando ruscelli e torrenti che vanno ad arricchire il fiume Sabato che, nascendo dal Monte Terminio, attraversa il Comune per tutto il suo territorio, sino a confluire nel fiume Calore.
L’origine del nome
Il toponimo del comune deriva dalla roccia vulcanica del tufo, presente diffusamente nel sottosuolo di tutta l’area del paese e grazie alla quale si sono avuti i primi insediamenti nella zona.
Sviluppato, inizialmente, intorno all’area del castello, che sorgeva in cima ad una roccia vulcanica, proprio la sua posizione strategica fece sì che il comune assunse notevole importanza perché era possibile controllare il territorio sottostante dal Terminio al Sannio.
Tufo: cosa visitare?
Il Castello
Situato su uno spuntone di roccia vulcanica, nella parte più elevata di Tufo, fu costruito da Raone del Tufo. Il borgo antico, ubicato attorno al castello, risale all’età Longobarda.
Il Mulino-Giardino delle miniere di zolfo
Il Molino o Mulino Giardino delle miniere di zolfo, ovvero Capone, Piccola, Sociale e Vittoria, che raggiungono la profondità di oltre 300 metri, è sede di un complesso di “archeologia industriale“.
Le miniere sono situate nei pressi della stazione ferroviaria di Tufo e nascono grazie alla scoperta, nel 1866 di Francesco Di Marzo, di un interessante giacimento di zolfo. L’ estrazione dello stesso diventa, ben presto un’attività principale e affermata, in quanto meno costosa rispetto alla Sicilia (unica zona di estrazione) e qualitativamente superiore, grazie al suo elevato tenore di zolfo, che ne consentiva un proficuo utilizzo in agricoltura.
Foto: http://www.infoirpinia.it/
L’intera struttura, che si diceva “Molino-Giardino“, comprendeva su due livelli, uffici, foresteria, officine ed i magazzini. La crisi degli anni ’60 fece scendere gli occupati dagli ottocento di fine secolo XIX a poche decine nel 1972, data di chiusura delle cave sotterranee. La liquidazione della società si ebbe nel 1992.
La Grotta di San Michele Arcangelo
Profonda più di 50 metri, la grotta protocristiana di S. Michele Arcangelo, venne ricavata nell’ambito di una cavità naturale nella seconda metà del XVI secolo. Sulle pareti in pietra sono visibili i solchi prodotti dallo scorrere dell’acqua, che sorge in una grotta minore, collocata nella parte posteriore della grotta principale.
Gli abitanti, accorrevano presso questa grotta per chiedere l’intercessione dell’Arcangelo Michele nei momenti di difficoltà; infatti, è stata inserita nei percorsi sacri del Giubileo. Sono ancora visibili lacerti di affreschi.
Ogni anno, l’otto maggio, a Tufo, in occasione dei festeggiamenti per San Michele Arcangelo, santo patrono del paese, ha luogo la sacra rappresentazione dell'” Opera di San Michele“, che racconta in musica e versi la cacciata degli angeli ribelli dal Paradiso, operata da San Michele Arcangelo. Alla rappresentazione prendono parte gli stessi abitanti del paese che per quel giorno vestono i panni di angeli e demoni.
Il Palazzo di Marzo
All’ingresso del centro storico di Tufo, è possibile osservare il Palazzo di Marzo, il più importante edificio gentilizio del paese risalente al XIX secolo. Caratteristiche sono le cantine ottocentesche visitabili durante la manifestazione “Cantine aperte“, nel mese di giugno. Sulla facciata è presente un’alta torre cilindrica e l’arco tramite cui si accede alla parte antica del paese.
Il Greco di Tufo: il prodotto tipico per eccellenza
Non possiamo non citare, in questo articolo, uno dei principali vini dell’Irpinia, ma, conosciuto in tutto il territorio nazionale, ovvero il Greco di Tufo.
Dal 1970 beneficia della menzione Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) ed è prodotto in otto comuni della provincia di Avellino: Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.
I terreni da cui è prodotto questo vino presentano delle caratteristiche importanti, tra cui la debole presenza di calcare, buona dotazione di boro, rame, manganese e zinco, l’elevata presenza di argilla, la quale preserva i terreni dalla siccità estiva e consente una più regolare maturazione delle uve ed un normale livello di acidità, la ricchezza in potassio e magnesio, che conferisce ai vini intensità di profumi, buona struttura ed equilibrio. Inoltre, proprio per queste sue caratteristiche è uno tra i pochi bianchi in Italia che si presta all’invecchiamento.
Sono previste due denominazioni: il Greco di Tufo Bianco e il Greco di Tufo spumante.
Il “Greco di Tufo”, oltre ad aver ottenuto la DOCG, è stato anche descritto nel D.M. 15-10-1941, contenente le norme per la classificazione dei vini d’Italia agli effetti dei prezzi e, successivamente, nel 1961, nella “Carta dei Vini Tipici d’Italia“, edita dall’Unione Italiana Vini.
Le Cantine di Marzo
Una delle cantine più famose per la produzione del Greco di Tufo è “Le Cantine di Marzo”, situate presso il Palazzo di Marzo.
Nel 1647 Scipione di Marzo, capostipite della famiglia, lasciò il suo paese natale di San Paolo Belsito, vicino Nola, per fuggire dalla peste. Portò con sé l’uva di un antico vitigno a bacca bianca diffuso soprattutto sulla costa campana, conosciuto come “Greco del Vesuvio“. Nel corso dei secoli, l’uva si adattò perfettamente alle colline di Tufo. Proprio per tal motivo, Scipione di Marzo viene comunemente considerato come il creatore del famoso Greco di Tufo.
Nel 1648 Scipione cominciò la costruzione del suo Palazzo, che ingloba l’antica cinta muraria del paese, e delle storiche cantine, ad esso sottostanti.
Le cantine oggi
Nel corso dei secoli, l‘Azienda di Marzo è stata protagonista della tradizione vitivinicola campana. Le Cantine di Marzo preservano, tutt’ora, l’antica struttura originaria e si sviluppano nelle grotte e nei cunicoli scavati nel fianco tufaceo del paese. Disposte su più livelli, consentono di utilizzare naturalmente la gravità per le comuni operazioni di spostamento del vino e del mosto. In questo modo, traumatizzando il meno possibile la delicata materia prima durante il processo di vinificazione. Nonostante l’azienda mantenga gli originari ambienti di produzione del vino, al tempo stesso, è dotata delle più moderne apparecchiature, volte a garantire la massima qualità dei propri vini, esprimendo al meglio tutte le qualità organolettiche e la personalità dei nostri antichi vitigni autoctoni.
L’Azienda si avvale, inoltre, del lavoro e degli studi di enologi d’avanguardia: Vincenzo Mercurio per i vini fermi, e Maurizio Baldi per i vini spumanti.
I tour turistici
È aperta tutto l’anno (tranne nel periodo della vendemmia, ossia ottobre) a gruppi turistici. E’ possibile scegliere tra tre tipologie di tour guidati, alla scoperta di Tufo, del suo Greco e della famiglia di Marzo, con un focus particolare sulla storia delle Miniere di zolfo di Tufo, parte integrante della nostra identità. Si prosegue, poi, attraverso gli antichi cunicoli rocciosi medievali dove avviene tutt’oggi la vinificazione e la conservazione dei nostri vini, per arrivare, infine, alla degustazione e al racconto delle nostre etichette.
L’Azienda di Marzo ha 20 ettari di proprietà siti esclusivamente nel territorio del comune di Tufo, in particolare nelle frazioni Santa Lucia (Vigna Serrone e Vigna Ortale)) e San Paolo (Vigna Laure), e vitati ad uve Greco di Tufo ed Aglianico. Le viti di Greco provengono dal loro vivaio aziendale dove, da secoli, si selezionano le viti da reimpiantare, mantenendo così un patrimonio genetico di una purezza estrema.
I vigneti si trovano tutti nelle zone più alte e ben esposte del territorio tufese; ben areati e protetti dall’umidità eccessiva generata dal fiume Sabato, si sviluppano mediamente ad un’altezza che va dai 320 ai 400 m s.l.m.
Foto: http://www.cantinedimarzo.it/
Greco di Tufo: con cosa si può degustare?
Il Greco di Tufo bianco si abbina con tutti i piatti a base di pesce, frutti di mare e crostacei; è ideale anche con risotti e formaggi non stagionati e molli, mentre la versione spumantizzata si degusta come aperitivo o abbinata ad antipasti freddi.